La Divinità principale del culto dianico è la Grande Madre dai diecimila nomi, concepita come “Grembo Cosmico” in quanto Mater creativa e contenitore dell’esistenza, la quale ha partorito se stessa attraverso un processo di partenogenesi emanando tutte le forme di vita, terrestri e galattiche, dal centro della sua spirale.
Diana é la Dea-icona della Tradizione Dianica, originariamente adorata dal popolo pre-romano d’Italia, il suo nome deriva dal proto-indoeuropeo dyeu– che significa “splendere/emanare luce” e dalle parole latine deus “divina” e dies “(luce del) giorno”. Lei rappresenta tutti gli aspetti della vita e dell’esistenza e la Luce come matrice dell’essere. Successivamente, quando ellenizzata e sincretizzata con la Dea greca Artemide, viene identificata principalmente come dea della luna, della caccia e della natura selvaggia. Diana possiede la verginità eterna, da interpretare come come interezza e sovranità individuale, ed è comunemente raffigurata con indosso una tunica corta e leggera, accompagnata da cani da caccia o da un cervo, e con in mano arco e frecce e/o una torcia.
Nell’antica religione dei popoli Italici e del Mediterraneo, Diana è alla sua origine una Dea sovrana ed colei che presiede alla vita e alla morte.
Cicerone la indica come Lucifera (portatrice di Luce), Orazio la invoca come Vergine dei monti e dei boschi, e la definisce triformis in relazione ai tre volti della luna: Luna piena – la luna nella sua forza vitale creativa manifestata – luna nuova – morte e trasformazione – e luna crescente – simbolo di rinascita.
Nella sua forma originaria Diana è fortemente connessa alla Luce del Sole, essenza divina e portatrice di vita, verità e illuminazione.
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